Un’intervista con la Mastercheffadi Leonardo CiampaAn interview with Mastercheffaby Leonardo Ciampa
Sono passati ormai otto anni da quando ho aperto questo blog. Dopo più di 500 post, posso dirvi onestamente che pochissimi foodblogger mi attirano l’attenzione. Se vuoi fare le antiche ricette, è meglio farle alla perfezione. Se vuoi fare nuove ricette, è meglio che tu sia una persona molto creativa. (Quanti nuovi modi ci sono per cuocere un uovo?) YouTube è colmo di Tizi, Cai e Semproni.
Poi, ogni tanto, si trova un talento genuino che merita la vostra attenzione. Ecco la Mastercheffa, Stéphanie Cabibbo, metà siciliana, metà francese. Un minuto prima prepara un piatto classico della sua nativa Ragusa (e non potete immaginare che potrebbe essere fatto meglio!). Quello dopo prepara qualcosa ispirata dal suo soggiorno africano. Dopo ancora,prepara qualcosa di così originale che non potete dire da dove provenga. Incontriamo questa interessantissima donna! |
It’s been eight years since I started this blog. After more than 500 posts, I can honestly tell you that very few foodbloggers get my attention. If you want to make old recipes, it’s best to make them perfectly. If you want to make new recipes, you’d better be a very creative person. (How many new ways are there to cook an egg?) YouTube is filled with Toms, Dicks, and Harrys.
Then, every so often, you find a genuine talent that deserves your attention. Here is the Mastercheffa, Stéphanie Cabibbo, half Sicilian, half French. One minute she prepares a classic dish from her native Ragusa (and you can’t imagine it could be done better!). The next she prepares something inspired by her African sojourn. After that, she makes something so original that you can’t tell where it came from. Let’s meet this very interesting woman! |
LC: Sei nata a Ragusa Ragusa, o in un paesino in provincia? SC: Sono nata a Ragusa città. LC: Dove si sono conosciuti i tuoi genitori, in Francia o in Sicilia? SC: Qua, in un villaggio turistico della zona. Mia mamma era in vacanza con mia nonna, mentre mio padre faceva l’animatore. Ma il loro matrimonio è durato poco; si sono lasciati quando ero piccola. Mamma però è rimasta qua e si è risposata, e ora sta con il secondo marito da più di trent’anni. LC: Tuo padre si è risposato? SC: Sì e ha anche ridivorziato! In realtà, anche i miei nonni, sia materni che paterni, sono divorziati. Sono stata al secondo matrimonio di mia nonna ragusana...che qualche anno dopo ha ridivorziato! LC: Wow, il divorzio tutt’attorno a te! Sei figlia unica? SC: No, ho due sorelle, rispettivamente con mamma e secondo marito e padre con seconda moglie. Il mio matrimonio per adesso regge: vorrei rompere la tradizione di famiglia!!! LC: Personalmente, ho ben chiara la provenienza del mio amore verso la cucina: la mia amatissima nonna siciliana. E per te da dove nasce? SC: È istintivo. Mia mamma non ama molto cucinare, ma per me la cucina è sempre stata un luogo magico. Quando ero piccola, mamma non voleva che mi mettesse ai fornelli: non mi ha mai nemmeno comprato il Dolce Forno, uno dei primi fornetti “veri” per bambini che desideravo con tutta me stessa! La prima volta che “le ho disobbedito” ero alle medie, avevo la febbre. Lei era a lavorare e mi sono fregata il “Cucchiaio d’argento.” Ho fatto le patate ripiene di salsiccia.. un po’ crudarelle LOL. Ma insomma, come primo esperimento non avevo scelto una cosa semplicissima! All’università ho esportato le scacce dappertutto: a Palermo le preparavo per tutto il palazzo di studenti! Mi chiamavano “la mammuzza”: facevo cibo per tutti! Ho fatto le scacce in Germania, in Spagna… e sono stata anche la prima a portarle sul web! |
LC: Were you born in Ragusa itself, or in a small town in the province?
SC: I was born in the city of Ragusa. LC: Where did your parents meet, in France or Sicily? SC: Here, in a tourist village in the area. My mom was on vacation with my grandmother, while my father was an entertainer. But their marriage did not last long; they broke up when I was little. However, Mamma stayed here and remarried, and has now been with her second husband for more than thirty years. LC: Did your father remarry? SC: Yes, and he got divorced again! In fact, my grandparents, both maternal and paternal, are also divorced. I was at the second marriage of my Ragusa grandmother … who got divorced a few years later! LC: Wow, divorce all around you! Are you an only child? SC: No, I have two half-sisters: one with my mother and her second husband, and one with my father with his second wife. My marriage is holding up for now. I would like to break the family tradition!!! LC: Personally, I have a clear idea of where my love for cooking comes from: my beloved Sicilian grandmother. Where does it come from for you? SC: It’s instinctive. My mom doesn’t like cooking very much, but cooking has always been a magical place for me. When I was little, Mamma didn’t want me to cook: she never even bought me the Dolce Forno, one of the first “real” children’s ovens that I wanted with all of my being! The first time I “disobeyed her” I was in junior high, I had a fever. She was at work and I stole the “Silver Spoon” [a famous cookbook]. I made the sausage stuffed potatoes … a little underdone LOL. But in short, for a first experiment I did not chose something simple! At the university I made scaccias [stuffed flatbread from Ragusa] for everybody: in Palermo I prepared them for the whole student building! They called me “la mammuzza” [“little mommy”]. I made food for everyone! I did the scaccias in Germany, in Spain … and I was also the first to bring them on the web! |
Stéphanie è la maestra della scaccia, ricetta pregiata dalla natia Ragusa. Stéphanie is the master of the scaccia, a prized recipe from her native Ragusa. |
LC: Ma per capire meglio: tu sei nata a Ragusa, papà ragusano, mamma francese. Dove abitava la mamma? E tu abitavi con mamma o con papà? O metà con ciascuno?
SC: Viviamo tutti a Ragusa. Io ho sempre abitato con mamma, ma frequentando regolarmente papà, almeno due-tre volte la settimana. LC: Capisco. E dunque già mi hai detto che tua mamma è venuta in vacanza in Sicilia, ma poi è rimasta per amore … SC: Sì, all’inizio è rientrata in Francia, ma poi la relazione è continuata. Ed è venuta a vivere qua assieme a mio padre, i miei zii e la nonna: un bel cambiamento da Parigi a Ragusa, a maggior ragione se pensi a com’erano diverse le cose quarant’anni fa! In mia nonna, mia mamma ha trovato tutto il calore e l’amore di una mamma sicula. Mia nonna è sempre stata pazza di lei!!! Tutt’ora, ogni volta che mi vede, mi dice con orgoglio: “Tu sì marca estera!”. Anche se i miei sono separati da una vita, mia mamma chiama mamma mia nonna, che anche per mia sorella Sophie, che non le viene nulla, è Nonna Tina! LC: La storia della tua famiglia è una cosa dalla lirica, dal palcoscenico. Adesso capisco meglio perché sei diventata una persona così interessante. Crescendo sei tornata spesso a Parigi per vacanza e per vedere gli altri parenti? Parigi Parigi, o nei paesi? SC: No, solo un paio di volte. Mia mamma è figlia unica, quindi non ho zie. Una volta quando era ancora viva siamo andati anche in Normandia dalla mia bisnonna, mentre a Parigi, dove sta la nonna, sono stata un paio di volte: non ci vado da una vita in effetti!! LC: Dunque, quando vai in Francia, tu “ti senti qualcosa,” o non troppo? Qualcosa nel sangue si desta? SC: Beh, un pochino sì. Non mi sento straniera al 100%. Ma nemmeno “una di loro.” Di francese sento più la mia mentalità, l’impronta libertina. Io sono andata a vivere sola a 24 anni, senza fidanzato. Impensabile per le mie coetanee: un colpo al cuore delle mamme! Mia madre mi ha sempre spronata all’indipendenza. LC: Capisco troppo bene. Come musicista anch’io ho uno spirito libero, diciamo. SC: ...mia cognata è violinista! LC: I tuoi primi lavori, cose erano? Sapevi dall’inizio che volevi cucinare per mestiere? SC: No no. Sapevo che volevo diventare famosa. LOL. Sono laureata in comunicazione internazionale. Il mio lavoro principale è stato al Corfilac, un centro di ricerca sulla filiera lattiero-casearia, come responsabile di un progetto di cooperazione coi paesi in via di sviluppo. LC: Lavorare per il Corfilac, mi sembra non fosse coincidenza, lavorando per una ditta legata alle eccellenze gastronomiche. Né penso fosse una coincidenza che lavoravi con l’estero! Due cose di cui sei molto appassionata: il cibo e le culture straniere. SC: In realtà, al Corfilac il mio non era un ruolo direttamente legato al cibo, anche se naturalmente ho imparato tanto sul formaggio. Questa foto mi è comparsa stamattina: |
LC: But to understand better: you were born in Ragusa, Papà from Ragusa, Mamma
from France. Where did Mamma live? And did you live with Mamma or Papà? Or half with each?
SC: We all live in Ragusa. I have always lived with my mother, but I regularly visited my father, at least two or three times a week. LC: I understand. OK, so you told me that your mother came on vacation to Sicily, but then she stayed for love … SC: Yes, initially she returned to France, but then the relationship continued. And she came to live here with my father, my uncles and grandmother: a nice change from Paris to Ragusa, even more so if you think about how different things were forty years ago! In my grandmother, my mom found all the warmth and love of a Sicilian mother. My grandmother has always been crazy about her!!! Still, every time she sees me, she proudly tells me: “You are a foreign brand!”. Even though my parents are separated for a lifetime, my mom still calls my grandmother Mamma. In fact, to my sister Sophie, who isn’t even related to her, she is known as Nonna Tina! LC: The story of your family is like something out of an opera. Now I understand better why you have become such an interesting person. Growing up, did you often return to Paris for vacation and to see other relatives? Paris the city, or in the countryside? SC: No, just a couple of times. My mom is an only child, so I don’t have aunts. Once when my great-grandmother was still alive we visited her in Normandy. To Paris, where my grandmother is, I’ve been a couple of times. I haven’t been there in ages! LC: So when you go to France, do you “feel something,” or not so much? Is something in your blood reawakened? SC: Well, a little bit, yes. I don’t feel 100% foreign. But I don’t exactly feel like “one of them.” From the French side I got my non-traditional mentality, my non-conformist tendencies. I went to live alone at age 24, without a boyfriend. Unthinkable for my peers: a blow to the heart of mothers! But my mother always encouraged me to be independent. LC: I understand too well. As a musician, I too have a free spirit, so to speak. SC: My sister-in-law is a violinist! LC: What were your first jobs? Did you knew from the start that you wanted to cook for a living? SC: No no. I knew I wanted to be famous. LOL. I have a degree in international communication. My main job was at Corfilac, a research center on the dairy sector, as manager of a cooperation project with developing countries. LC: It seems to me that working for Corfilac was no coincidence, working for a company linked to gastronomic excellence. Nor do I think it was a coincidence that you were working abroad! Two things you are very passionate about: food and foreign cultures. SC: Actually, at Corfilac my role was not directly related to food, although of course I learned a lot about cheese. This photo appeared this morning: |
Con il sindaco di Péhunco, Bénin (2009). With the mayor of Péhunco, Benin (2009). |
Stavo in Bénin. Ho lavorato là cinque anni, ma col tempo ho dovuto scegliere fra l’idea di fare la cooperante a vita e quella di mettere su famiglia. Ho scelto la seconda, e ho cambiato occupazione.
Ho trovato lavoro nel commerciale estero di un’azienda di vino, altra eccellenza del mio territorio. Poi sono rimasta incinta e purtroppo non mi hanno rinnovato il contratto.
Il primo anno di vita di mia figlia ho fatto la mamma a tempo pieno, poi ho cominciato a lavorare per un’altra azienda vinicola, e nel frattempo ho aperto il blog.
Qualche mese dopo, all’inizio del 2014, ho perso il lavoro e ho deciso di dedicarmi a tempo pieno alla mia nuova attività, che continuo a fare a tempo pieno.
LC: Wow! Sto ripetendo troppo la parola “interessante.” Ma la tua vita è stata veramente interessante! Cinque anni in Bénin? 99% delle persone che conosco non hanno mai sentito nominare Bénin, me incluso! Indirettamente hai risposto a una delle più grandi domande che avevo: parli francese? Intuisco bene che per cinque anni parlavi SOLO francese? SC: Sì, parlavo francese e un po’ di fulfulde, la lingua degli allevatori. Poche cose, come il saluto (che comunque è lunghissimo) o i complimenti per il cibo e il formaggio che mi offrivano. In realtà, comunque, non sono cresciuta perfettamente bilingue. L’ho migliorato molto là il francese. Anche perché facevo da interprete ai miei colleghi. LC: Avevi colleghi italiani lì in Africa? Colleghi dalla stessa ditta? SC: Sì, eravamo una squadra. I più fissi eravamo io e un mio collega. A volte stavo anche sola. Avevamo una piccola squadra locale. Avevamo un appartamento affittato nella cittadina più vicina ai villaggi. LC: Meno male che potevi parlare ragusano con i colleghi, invece di parlare francese tutta la giornata. Mi ricordo il mio primo viaggio in Italia 25 anni fa. Stavo con una famiglia che con me parlava 75% napoletano, 25% italiano, e 0% inglese. SC: Sì, infatti nei viaggi all’estero si torna col dialetto rafforzato. Ci sono stranieri che fanno morire dalle risate, perché non te lo aspetti. Ma anch’io creo un po’ st’effetto, mi vedi biondina e francesina, poi parlo e … LC: Esatto! Anch’io dico faccio così, dicendo le cose “apparentemente innocenti,” mente so ESATTAMENTE cosa sto dicendo. Ieri sera, io e un’amica abbiamo cenato in un ristorante gestito da un fiorentino. Alla fine della cena gli ho detto che vorrei ’na tazzulell’ ’e caffè. Ai fiorentini si deve parlare così ogni tanto. Ti pare? È buono per loro. SC: LOL. LC: Tu come “biondina e francesina” probabilmente sembri straniera ovunque vai. Hai i capelli tipicamente siciliani: lunghi, ricci, folti … ma biondi. SC: Ti assicuro che fuori contesto non se lo aspettano! Ho partecipato a diverse summer school internazionali, dove c’erano un sacco di ragazze dell’est. Quando è arrivato il mio turno nelle presentazioni, mi è bastato dire “Buongiorno, sono Stéphanie…” per sentire dal fondo della sala: “Miiii chissà cosa nostra è!”. Il gruppo di siculi che mi aveva inizialmente scambiata per polacca, mi ha riconosciuta alla prima parola pronunciata!!! LC: Ma poiché sei un mix etnico e sei stata in paesi diversi, la tua cucina è una meravigliosa combinazione di ricette tradizionali e creazioni innovative. SC: Sì, mi sento molto internazionale. Poi mia mamma ha pure sangue belga, polacco e russo. LC: Internazionale, ma ti senti tranquilla a casa, a Ragusa? O hai sempre lo wanderlust? Vuoi sempre scappare? SC: Ho questo tumulto interiore, ma da quando sono mamma sono più calma. La mia professione riesce ad appagare la mia parte selvaggia. Mi permette di viaggiare, di avere sempre uno sguardo fuori. LC: È stato difficile monetizzare la tua attività? Degli chef online ci sono tanti Pinchi Pallino. Ma guadagnarsene … SC: All’inizio sì: i blog giallozafferano sono già ottimizzati per farti guadagnare, ma ovviamente i primi mesi si parlava di poche decine di euro… Con la perseveranza e l’impegno sono riuscita a “tirarci su lo stipendio”! Ho lavorato moltissimo sul mio brand e ora lavoro molto in collaborazione con aziende, soprattutto del mio territorio. Partecipo ad eventi sulle eccellenze italiane e alle volte tengo dei corsi legati all’essere foodblogger e alla gestione delle foto e delle immagini nel web. LC: Si vede quanto lavoro hai fatto. Mica è una cosa “automatica” creare un canale redditizio. Ci vuole una certa perseveranza. Sei una persona perseverante? SC: Direi di sì. Molto tenace e determinata. Altrimenti avrei lasciato perdere. LC: Dicci qualcosa dell’Arancinario. |
I was staying in Benin. I worked there for five years, but over time I had to choose between the idea of becoming a lifelong worker and starting a family. I chose the latter, and I changed jobs.
I found a job in the foreign sales department of a wine company (another product in which my hometown has achieved excellence). However then I got pregnant, and unfortunately they didn’t renew my contract.
The first year of my daughter’s life I was a full-time mother, then I started working for another winery, and in the meantime I started the blog.
A few months later, at the beginning of 2014, I lost my job and decided to dedicate myself full time to my new business, which I continue to do full time.
LC: Wow! I’m repeating the word “interesting” too much. But your life has been really interesting! Five years in Benin? 99% of the people I know have never heard of Benin, myself included! You indirectly answered one of the biggest questions I had: do you speak French? Do I understand correctly that for five years you spoke ONLY French? SC: Yes, I spoke French and a little Fulfulde, the language of the breeders. In Fulfulde I learned a few things, like the greeting (which in any case is very long) or the compliments for the food and cheese that I was offered. In reality, however, I did not grow up perfectly bilingual. I improved my French a lot there. Also because I was an interpreter for my colleagues. LC: Did you have Italian colleagues there in Africa? Colleagues from the same company? SC: Yes, we were a team. The most permanent ones were me and a colleague of mine. Sometimes I was even alone. We had a small local team. We had a rented apartment in the town closest to the villages. LC: Luckily you could speak the Ragusa dialect with your colleagues, instead of speaking French all day. I remember my first trip to Italy 25 years ago. I was staying with a family that with me spoke 75% Neapolitan, 25% Italian, and 0% English. SC: Yes, in fact when traveling abroad you return with a reinforced dialect. There are strangers who make people die laughing, because they don’t expect it. I also create a bit of this effect. They see me as “blonde and French-looking.” But then I start talking and … LC: Exactly! I also do this, saying the “seemingly innocent” things while I know EXACTLY what I’m saying. Last night, a friend and I had dinner in a restaurant run by a Florentine. At the end of the dinner I told him I would like ’na tazzulell’ ’e caffè [“a little cup of coffee,” in the Neapolitan dialect!]. To the Florentines we must speak this way every now and then. Don’t you think? It’s good for them. SC: LOL. LC: Your being “blonde and French-looking,” probably you look foreign wherever you go. You have typically Sicilian hair: long, curly, thick … but blonde. SC: I assure you that out of context they don’t expect it! I attended several international summer schools, where there were a lot of girls from the east. When my turn came in the introductions, all I had to do was say, “Good morning, I’m Stéphanie ...” and I’d hear from the back of the room: “Damn, who knows if she’s part of the Mafia!” The group of Sicilians who had initially mistaken me for a Pole, all I had to do was say one word and they knew I was one of them! LC: But since you are an ethnic mix and have been to different countries, your cuisine is a wonderful combination of traditional recipes and innovative creations. SC: Yes, I feel very international. Then again, my mother also has Belgian, Polish and Russian blood. LC: International, but do you feel comfortable at home in Ragusa? Or do you always feel wanderlust? Do you always want to escape? SC: I have this inner turmoil, but since becoming a mother I have been calmer. My profession manages to satisfy my wild side. It allows me to travel, to always have a glimpse of the outside. LC: Was it difficult to monetize your business? There are so many Joe Schmoes cooking online. But to actually earn money from it … SC: At first, yes: the Giallozafferano blogs are already optimized to make you earn money. But the first few months, obviously we’re talking about only a couple of dozen euros … With perseverance and commitment I managed to “raise our salary”! I have worked a lot on my brand, and now I work a lot in collaboration with companies, especially in my area. I participate in events about Italian excellence, and sometimes I hold courses related to being a foodblogger and managing photos and images on the web. LC: One can see much work you have done. It is not an “automatic” thing to create a profitable channel. It takes some perseverance. Are you a perseverant person? SC: I would say yes. Very tenacious and determined. Otherwise I would have given up. LC: Tell us something about Arancinario. |
SC: È un libro sulle arancine di cui sono autrice e fotografa.
LC: È un libro veramente bello! Non puoi immaginare quanto sono amate le arancine, qua in America e da me personalmente! Raccontaci com’è nato. SC: Nel corso del mio lavoro, mi sono appassionata molto anche al versante fotografico. Mio marito è un fotografo di professione, ma le foto del mio blog le ho sempre fatto io, anche quando ero scarsissima! LC: Lui è stato la tua guida. SC: Sì. Ed anche fornitore di attrezzatura! LC: LOL. SC: Poi ho fatto un corso di food photography, grazie al quale sono riuscita a fare un ulteriore salto qualitativo. LC: Mi ha colpito subito la fotografia del tuo blog. È una cosa sottile: Si fa un piatto di conchigliette e un paio di conchigliette crude si lascia sul tavolo davanti al piatto. Se si esegue bene, è molto artistico. Se non si esegue bene, sembra un errore, come se ci si sia scordati di pulire la tavola! Un’idea interessante, un libro dedicato all’arancina. SC: L’idea nasce dall’azienda Arancinotto, coloro che hanno brevettato i famosi stampi per le arancine, che mi hanno scelta per realizzare il loro progetto. LC: Bell’idea: promuovere lo stampo e allo stesso tempo fa onore all’arancina con bellissime ricette e bellissima fotografia. SC: Collaborare con un’azienda seria, nata nel mio proprio territorio – che volere di più? LC: Posso immaginare la tua cucina durante la scrittura di quel libro! SC: Per due mesi casa mia si è trasformata in una friggitoria con annesso studio fotografico! LC: Quarantacinque tipi di arancine! SC: Poi naturalmente le abbiamo “dovute” assaggiare … LC: Quality control! SC: LOL. LC: Il che mi porta alla prossima domanda: a casa vostra, avete i pranzi e le cene “tradizionali” con la famiglia, oppure – a causa del tuo lavoro – mangiate dagli avanzi delle squisitezze che avevi già preparate nei video? Cucini per i video ogni giorno? Oppure un giorno farai tanti video, poi niente per alcuni giorni? Immagino un frigorifero magico, colmo di strudel salato e penne alla pancetta & pistacchi e scacce di spinaci e … SC: In effetti spesso succede di mangiare cose che ho dovuto preparare per motivi redazionali (tieni conto che oltre al blog spesso ho ricette su commissione di clienti oppure per il sito di giallozafferano) e ci ritroviamo con menù bizzarri. Oppure ho passato tutta la giornata ai fornelli ma quando mio marito torna ceniamo con una mozzarella perché ho fatto solo dolci! Però devo dire che col tempo quest’aspetto è migliorato: i primi tempi del blog fotografavo ogni cosa (di contro facevo foto molto più veloci e meno studiate). Ormai fotografo solo con luce naturale quindi la sera è “libera.” Ma in generale ho rallentato l’aspetto produttivo delle ricette. Prima facevo solo cose mai fatte prima per poterle mettere nel blog. Ora rifaccio spesso cose già fatte per completare con video, foto passo passo etc. Era fisiologico e ora che ho un bell’archivio me lo posso permettere. Ho anche riscoperto il piacere di concedermi dei pasti per la famiglia o gli amici senza necessariamente mettere ciò che cucino nel blog! Ma se sono io a preparare una torta per una festa… arriva sempre con una fetta tagliata (e poi rimessa a posto dopo aver fatto la foto!). I miei amici lo sanno e nessuno ci resta male. LC: Capisco perfettamente! Cose sono le tue speranze per il futuro, sia per Mastercheffa sia per Stéphanie? SC: Questa è una domanda difficile … La mia speranza è fare davvero “il salto,” magari riuscendo ad avere anche un mio posto in tv, e/o un libro … Mi piacerebbe potermi mostrare non solo per come cucino ma per le mie doti teatrali … Il sogno vero e proprio nel cassetto, anche se non c’entra con la cucina, forse è proprio poter prendere parte a un film comico italiano! LC: Che tu meriti un tuo programma televisivo è un fatto che hai già dimostrato con il tuo corpus di opere: un’ampia selezione di video eccellenti. Quanto al libro, hai già dimostrato con l’Arancinario il tuo duplice talento, culinario e fotografico. Direi che il tuo “salto” arriverà prima piuttosto che dopo. Nel frattempo, grazie per aver dedicato del tempo a questa intervista! SC: Grazie, Leonardo! |
SC: It is a book about arancini of which I am the author and photographer.
LC: It is a really beautiful book! You can’t imagine how beloved arancini are, here in America and by me personally! Tell us how the book project came about. SC: During my work, I have also become very passionate about the photographic side of things. My husband is a photographer by profession, but I always took the photos of my blog, even when I was very inexperienced! LC: He was your photographic guide. SC: Yes. And also my photographic equipment supplier! LC: LOL. SC: Then I took a course on food photography, thanks to which I was able to make a further qualitative leap. LC: I was immediately struck by the photography of your blog. It’s a subtle thing: One cooks a plate of conchigliette [small shells pasta], and a couple of raw shells are left on the table in front of the plate. If done right, it’s very artistic. If not done right, it seems like a mistake, like you forgot to clean the table! What an interesting idea, a book dedicated to arancini … SC: The idea comes from the Arancinotto company, which patented a very popular mold for making arancini. It was they who chose me to carry out their project. LC: What a great idea: to promote the mold and at the same time to honor arancini with beautiful recipes and beautiful photography. SC: Collaborating with a serious company, founded in my own hometown – what more could I want? LC: I can imagine your kitchen while you were writing that book! SC: For two months my house was transformed into a fried food shop with a photo studio attached! LC: Forty-five types of arancini! SC: And of course we “had” to taste them … LC: Quality control! SC: LOL. LC: Which brings me to my next question: In your home, do you have “traditional” lunches and dinners with the family, or – because of your job – do you eat from the leftovers of the delicacies that you had already prepared in the videos? Do you cook for videos every day? Or will you make a lot of videos one day, then nothing for a few days? I’m imagining a magical refrigerator, full of savory strudel and penne with pancetta & pistachios and spinach scaccias and … SC: In fact it often happens that I eat things that I had to prepare for editorial reasons (keep in mind that in addition to the blog I often have recipes on commission from clients or for the Giallozafferano website) and we end up with bizarre menus. Or I spend the whole day in the kitchen, but when my husband comes home we have mozzarella for dinner because I only made desserts! But I must say that over time this aspect has improved: in the early days of the blog I photographed everything (on the other hand I took photos a lot faster and with less study). Now I photograph only with natural light, so evenings are “free.” But in general I slowed down the production aspect of the recipes. Before, I only did things that I’d never made before, to be able to put them in the blog. Now, I often redo things, complementing them with videos, step by step photos etc. It was physiological, and now that I have a nice archive I can afford it. I also rediscovered the pleasure of indulging in meals for family or friends without necessarily putting what I cook on the blog! But if I'm baking a cake for a party … it always arrives with a slice cut out (and then put back in place after taking the photo!). My friends understand, and no one is upset. LC: I understand perfectly! What are your hopes for the future, both for Mastercheffa and for Stéphanie? SC: This is a difficult question … My hope is to really make “the leap,” maybe even managing to have my place on TV, and/or in a book … I would like to be able to show myself not only for how I cook but for my theatrical skills … My real dream which is on the back burner, even if it has nothing to do with cooking, is maybe just being able to take part in an Italian comedy film! LC: That you deserve your own TV show is a fact that you have already demonstrated with your body of work: a large selection of excellent videos. As for the book, you have already demonstrated your dual talent, culinary and photographic, with Arancinario. I would say your “leap” will come sooner rather than later. In the meantime, thank you for taking the time to do this interview! SC: Thank you, Leonardo! |
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