Milano, S. Maria presso S. Celso (foto di L. Ciampa, 12 agosto 2011) |
Due anni fa ero a Milano durante il Ferragosto. La città era vuota. Vuota. Dovevo suonare un concerto la sera del 14 agosto in questa città abbandonata. Avevo poca speranza per un gran pubblico. Arrangiarono 300 sedie e stamparono 300 programmi. 400 persone vennero!
Il 15 agosto è l’anniversario della morte di un meridionale piuttosto interessante. Niccolò Piccinni (non il compositore) nacque a Castelsaraceno, un paesino nella provincia di Potenza. Abitava a Napoli, ove morì il 15 agosto 1768. Fu giurista, ma fu anche un poeta di talento. Scrisse poesie in italiano, latino, e napoletano. (Una sua poesia piacque al re Carlo III.)
Un poeta così capace doveva scrivere più poesie, un fatto che anche Piccinni stesso lamentava.
Chillo io, che grolia aggio d’avè mbrogliato
Sempe na Vicaria, mbroglià doveva
Certo primmo lo Boja ch’è chiammato
La justizia mperzona, e lo faceva.
Lo lodo io mo pe non esserle sgrato
Ca ncuollo e mane soje non me metteva
Eppure fetenno io d’essere acciso
Avria avuto pe isso a esse mpiso.
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