mercoledì 20 marzo 2013

Oggi nella storia: Vesuvio & Gigli!

BUON COMPLEANNO, BENIAMINO GIGLI!

Figuratevi che sullo stesso giorno del 1890, nacquero il più grande tenore italiano dell’epoca e il più grande tenore wagneriano dell’epoca!  (Sì, nacque anche Lauritz Melchior il 20 marzo 1890.)


Il 20 marzo 1944 vide un’eruzione spettacolare del Vesuvio, durante la Seconda Guerra Mondiale. Norman Lewis, Sergente della Sicurezza del Campo per l’esercito britannico, la descrive per noi in Naples ’44: A World War II Diary Of Occupied Italy.
Al tempo del mio arrivo [22 marzo], la lava si stava inoltrando tranquillamente lungo la strada principale, e ad una cinquantina di metri dal margine di questo cumulo di scorie che lentamente avanzava, una folla di diverse centinaia di persone, in gran parte vestite di nero, pregava inginocchiata. Vessilli santi e immagini ecclesiastiche si tenevano in alto, e accoliti dondolavano gli incensieri e spruzzavano acqua benedetta in direzione delle scorie. Di tanto in tanto un cittadino, impazzito di dolore, prenderebbe uno dei vessilli e si precipiterebbe verso la parete di lava, scuotendoli con rabbia, come per parare gli spiriti maligni dell'eruzione. Lo spettacolo dell'eruzione era totalmente inaspettato. Mi era stato preparato per i fiumi di fuoco, ma non c'era il fuoco e nessun incendio ovunque — solo il soffocamento lento e ponderato della città sotto milioni di tonnellate di scorie. La lava si muoveva alla velocità di pochi metri all'ora, e aveva coperto metà della città con uno spessore di circa 10 metri. La cupola di una chiesa, emergendo intatta dall'edificio sommerso, veniva verso di noi sobbalzando sul suo letto di cenere. L'intero processo era stranamente tranquillo. La nera collina di scorie si scosse, tremò e vibrò un poco e blocchi cinerei rotolarono lungo i suoi pendii. Una casa, prima accuratamente circondata e poi sommersa, scomparve intatta dalla nostra vista. Un rumore da macina, debole e distante, indicò che la lava aveva cominciato a stritolarla. Vidi un grande edificio con diversi appartamenti, che ospitava quello che chiaramente era stato il miglior caffè della città, affrontare la spinta della lava in movimento. Riuscì a resistere per quindici o venti minuti, poi il tremito, gli spasmi della lava sembrarono passare alle sue strutture e anch'esso cominciò a tremare, finché le sue mura si gonfiarono e anch'esso crollò.

Su tutte le statue che affrontavano la lava dominava in tutti i sensi, per dimensioni, per numero di persone che reggevano la piattaforma, quella dello stesso San Sebastiano[.]
E ora, un’eruzione di beltà. Beniamino Gigli canta “Donna non vidi mai” da Manon Lescaut di Giacomo Puccini (incisione dal 1926).


Donna non vidi mai, simile a questa!
A dirle: “Io t’amo,”
a nuova vita l’alma mia si desta.
“Manon Lescaut mi chiamo!”
Come queste parole profumate
mi vagan nello spirto
e ascose fibre vanno a carezzare.
O sussurro gentil,
deh! non cessare!

Nessun commento:

Posta un commento