giovedì 16 settembre 2021

PUCCINI

È molto facile dire: “Verdi era più grande di Puccini.” È altrettanto facile dire: “Brahms non era tanto grande come Beethoven e Bach.” Ma la musica di Brahms era amata e custodita forse anche di più degli altri due B; parlava più direttamente al cuore. Lo stesso si può dire per la musica di Puccini, la più lirica, la più romantica, la più sensuale e (francamente) probabilmente la più bella musica mai scritta.

Ma nella mia vita, Puccini era qualcosa in più. La sua musica era quasi contemporanea! Mio nonno paterno nacque nel 1890 (lo stesso anno di Gigli). Otello aveva solo tre anni. Falstaff non era ancora stata scritta. E Puccini, uno dei ragazzini del quartiere, era ancora sconosciuto! Il suo primo successo, Manon Lescaut, non sarebbe stata scritta prima di altri tre anni.

Anche il mio più giovane progenitore, mia nonna materna, nacque prima della Rondine, prima del Trittico, prima della Turandot. Aïda aveva solo 43 anni (la stessa età di Evita). Rigoletto aveva solo 63 anni (la stessa età di The Music Man). I brani di successo di queste opere verdiane venivano suonati a casa di mia nonna, sul “grafofono” di famiglia. Lei conosceva “La donna è mobile” e “Questa o quella” e “Celeste Aïda” come noi conosciamo le canzoni di Frank Sinatra. E questo era Verdi. Puccini era CONTEMPORANEO. Letteralmente: mia nonna aveva già dieci anni quando lui morì. (Mio nonno paterno era un uomo di 34 anni con quattro figli.)

Decenni dopo, i suoni dell’opera italiana riempivano la casa di mia nonna il sabato, per accompagnarla a stirare e ad altri lavori domestici. Quasi invariabilmente, il compositore era Puccini. La Bohème di Beecham (con De Los Angeles e Bjoerling), la Tosca di Leinsdorf (con Milanov e Bjoerling) e la Butterfly di De Fabritiis (con Dal Monte e Gigli) erano dischi spesso ascoltati a casa sua. E dopo, lei li regalò a me ...

Le piaceva la frase “Mario! Mario! Mario!” che inizia il Duetto d’Amore dal Iº atto di Tosca (senza dubbio in parte perché il nome di suo padre era Mario). Qui presento il duetto nella sua interezza, dalla stessa registrazione di Leinsdorf che suonava così spesso.
   It’s very easy to say, “Verdi was greater than Puccini.” It’s just as easy to say, “Brahms wasn’t as great as Beethoven and Bach.” But Brahms’s music was loved and cherished perhaps even more than the other two Bs; it spoke more directly to the heart. The same can be said for the music of Puccini, the most lyrical, most romantic, most sensual, and (frankly) probably the most beautiful music ever written.

But in my life, Puccini was something more. His music was almost contemporary! My paternal grandfather was born in 1890 (the same year as Gigli). Otello was only three years old. Falstaff had not yet been written. And Puccini, one of the young kids on the block, was still unknown! His first hit, Manon Lescaut, would not be written for another three years.

Even my youngest grandparent, my maternal grandmother, was born before La rondine, before The Triptych, before Turandot. Aïda was only 43 years old (the same age as Evita). Rigoletto was only 63 years old (the same age as The Music Man). The hit tunes of these Verdian operas were played in my grandmother’s home, on the family “graphophone.” She knew “La donna è mobile” and “Questa o quella” and “Celeste Aïda” the way we know the songs of Frank Sinatra. And that was Verdi. Puccini was CONTEMPORARY. Literally: my grandmother was already ten years old when he died. (My paternal grandfather was a man of 34 with four children.)

Decades later, the sounds of Italian opera filled my grandmother’s home on Saturdays, to accompany her ironing and other housework. Almost invariably, the composer was Puccini. The Beecham Bohème (with De Los Angeles and Bjoerling), the Leinsdorf Tosca (with Milanov and Bjoerling), and the De Fabritiis Butterfly (with Dal Monte and Gigli) were oft-played records in her home. And she later gave them to me...

She liked the phrase “Mario! Mario! Mario!” which begins the Love Duet from Act I of Tosca (no doubt in part because her father’s name was Mario). Here I present the duet in its entirety, from the same recording by Leinsdorf that she played so often.

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