Non dico questo per essere drammatico. Non mi sto “piangendo addosso.” Ma dico in tutt’onestà, in tutta sincerità, che come musicista, dalla mia adolescenza, mi sento estraneo al mondo nel quale vivo. Le aspirazioni musicali del Novecento mi erano sempre straniere, e strane. Nessuno immaginerebbe di mangiare cibo che non avesse un buon sapore. Perché dunque fare musica che non abbia un buon suono? Perché le interpretazioni che siano fedeli a una teoria scientifica ma infedeli al cuore umano? Questo sentimento estraneo, il sentimento di essere in esilio, rimane. Forse per sempre rimarrà. Ma vi voglio parlare di tre musicisti italoamericani cui musicalità incredibile mi ha consolato in quest’esistenza terreste. La loro musica mi ha migliorato la qualità di vita. Il violinista Arturo Delmoni suona con tutta la musicalità e tutto il cuore dell’Ottocento. Le nostre collaborazioni, e la nostra amicizia, sono uno dei più grandi onori della mia vita. Figuratevi l’onore di comporre musica per lui, che lui poi ha eseguito in pubblico! Lui, e il suo violino, sono uno dei più grandi doni della mia vita. Nel 1989, quando avevo 18 anni, uscì un video di Aïda con Aprile Millo nel ruolo eponimo. Il protagonista tenorile era Placido Domingo; ma su di me lui fece piccolissimo colpo. Aprile Millo! Quando lei canta la musica di Verdi, voi rimanete trasportati indietro ai vecchi tempi. Ascoltare un gran cantante è un piacere. Ascoltare Aprile Millo è un onore. Nel film indimenticabile dal 1958 South Pacific, le canzoni, inclusa “Some enchanted evening”, si cantarono né da Rossano Brazzi, né da Ezio Pinza, ma da Giorgio Tozzi. Un anno dopo, lui registrò Turandot, con un cast stellare (Nilsson, Tebaldi, Björling, e Leinsdorf sul podio), registrazione che conoscevo bene nella mia adolescenza. Non immaginavo mai che, un giorno, avrei il privilegio di parlargli telefonicamente. Ci siamo parlati parecchie volte. Lui era una delle persone più gentili e più generose che ho mai conosciuto. Parlavamo pochissimo di South Pacific. Ma parlavamo moltissimo di Beniamino Gigli, con cui lui cantava negli anni 50. Figuratevi i racconti che Tozzi poteva narrare! Voi fareste meglio ad ascoltare non le mie parole, ma i video di tre musicisti grandissimi, fra i musicisti italoamericani più bravi del XX secolo. | I don't say this to be dramatic. I'm not "feeling sorry for myself." But I say in all honesty, in all sincerity, that as a musician, since my teens, I have felt alien to the world in which I live. The musical aspirations of the 20th century were always foreign, and strange, to me. No one would imagine eating food that didn't taste good. Why then make music that doesn't sound good? Why the interpretations that are faithful to a scientific theory but unfaithful to the human heart? This alien feeling, the feeling of being in exile, remains. Perhaps it will always remain. But I want to talk to you about three Italian-American musicians whose incredible musicality has consoled me in this terrestrial existence. Their music has improved the quality of my life. The violinist Arturo Delmoni plays with all of the musicality and heart of the 19th century. Our collaborations, and our friendship, are one of the greatest honors of my life. Imagine the honor of composing music for him, which he then performed in public! He, and his violin, are one of the greatest gifts of my life. In 1989, when I was 18, a video came out of Aïda with Aprile Millo in the title role. The tenor protagonist was Placido Domingo; but he made little impression on me. Aprile Millo! When she sings the music of Verdi, you remain transported back to the olden days. To listen to a great singer is a pleasure. To listen to Aprile Millo is an honor. In the unforgettable 1958 film, South Pacific, the songs, including "Some enchanted evening," were sung not by Rossano Brazzi, not by Ezio Pinza, but by Giorgio Tozzi. One year later, he recorded Turandot, with an all-star cast (Nilsson, Tebaldi, Bjoerling, and Leinsdorf on the podium), a recording that I knew well in my teens. I never imagined that, one day, I would have the privilege of talking to him on the telephone. We spoke many times. He was one of the kindest and most generous people that I ever knew. We talked very little about South Pacific. But we talked very much about Beniamino Gigli, with whom he sang in the 50s. Imagine the stories that Tozzi could tell! You would do better to listen not to my words, but to the videos of these very great musicians, among the finest Italian-American musicians of the 20th century. |
Diario dell’Esperienza Italoamericana
A Journal of the Italian-American Experience
domenica 6 dicembre 2015
Tre grandissimi italoamericani / Three very great Italian-Americans
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