Piangiamo profondamente la morte del grandissimo scrittore siciliano, Andrea Camilleri. Veramente uno dei giganti del nostro tempo. Era una dei personaggi più “citabili”; l’Internet è pieno delle sue citazioni memorabili. Comunque la citazione che mi parla più forte è questa: Quando fu fatta l’unità d’Italia noi in Sicilia avevamo 8000 telai, producevamo stoffa. Nel giro di due anni non avevamo più un telaio. Funzionavano solo quelli di Biella. E noi importavamo la stoffa. E ancora oggi è così. (Del seguente tributo non posso dirvi l’autore originale; è apparso su tanti notiziari pagine web.) 17 luglio 2019 È morto Andrea Camilleri. Lo scrittore aveva 93 anni e si è spento stmattina alle 8,20 all'ospedale Santo Spirito di Roma dove era ricoverato dal 17 giugno in seguito a un arresto cardiaco. Per volontà dello scrittore e della sua famiglia non ci sarà camera ardente e il funerale si svolgerà domani in forma privatissima. Solo dopo la sepoltura - a quanto si apprende - sarà reso noto il luogo in cui riposeranno le spoglie dell'autore, in modo da rendere possibile la visita ai tanti che lo hanno amato. "Se potessi, vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza a raccontare storie e alla fine del mio conto passare tra il pubblico con la coppola in mano". Così rispondeva Andrea Camilleri a chi gli chiedeva come mai a 93 anni non si fosse ancora deciso ad andare in pensione, come mai nonostante gli occhi che da tempo si erano spenti, continuasse a impastare realtà e fantasia in quella sua lingua eccezionale, il vigatese, che non aveva alcun corrispettivo nella realtà ma che finiva per essere più concreta che mai. Non si può smettere di fare ciò per cui si è nati. E il Maestro siciliano, morto stamattina a Roma, era nato per raccontare storie. Lo faceva a dispetto degli anni e della malattia, lasciandosi guidare sulla pagina bianca dalla sua fedele assistente, Valentina Alferj, depositaria della lingua e dei segreti di Montalbano. Lo faceva salendo sul palcoscenico del Teatro Greco di Siracusa per impersonare Tiresia, l'indovino tebano cieco che compare già nell'Odissea per indicare a Ulisse la via del ritorno. Un personaggio scelto per affinità elettive, cieco eppure in grado di fare luce con le proprie parole. Lo faceva anche in questi ultimi giorni, mentre preparava il suo debutto alle antiche Terme di Caracalla, con lo spettacolo Autodifesa di Caino. E lo faceva, soprattutto, dando corpi e misteri in pasto a Salvo Montalbano, il personaggio che ha accompagnato i suoi ultimi 25 anni di vita. Era il '94 quando Sellerio portava in libreria La Forma dell'Acqua, primo romanzo della serie incentrata sulle indagini del commissario siciliano. Romanzo dopo romanzo, ne sono usciti trenta, Montalbano - di cui Camilleri parlerà sempre come se fosse vero e vivente, quasi un suo alter ego - ebbe così tanto successo da spingere nel territorio del giallo anche chi, prima di lui, non aveva alcuna dimestichezza con il genere. Ospite fisse del vertice delle classifiche librarie, deve il suo nome allo scrittore spagnolo Manuel Vazquez Montalban che di Camilleri fu grande amico e la sua longevità a Elvira Sellerio: avrebbe dovuto terminare la sua carriera con il secondo romanzo, Il cane di terracotta, ma l'editrice richiamò lo scrittore per chiedergli quando sarebbe arrivato il terzo libro. Lui rispose mai, lei oppose il resoconto delle vendite. Fortunatamente per i lettori, l'ebbe vinta Sellerio e Camilleri continuò a scrivere. Conservò intatta la sua passione per le indagini mnemoniche, ma cambiò le carte in tavola, introducendo nuovi personaggi e iniziando a sporcare le storie con la realtà: il G8 di Genova, l'immigrazione, la corruzione sugli appalti pubblici... Ben poche miserie umane e italiane sono rimaste estranee alle indagini di Montalbano così come, un romanzo dopo l'altro fino a Il cuoco dell'Alcyon, uscito il 30 maggio e già in testa alle classifiche, si fece strada la paura della vecchiaia. Il commissario, appena cinquantenne, iniziò a interrogarsi sul mondo che lo circondava: era ancora in grado di comprenderlo? E fino a quando? Dubbi che Camilleri ha condiviso con il suo personaggio, in una dialettica tra vita letteraria e reale che ha pochi uguali nella storia del giallo. Camilleri si interrogava sull'Italia e rispondeva senza sottrarsi ai temi politici più scottanti. Recentemente aveva criticato Matteo Salvini per il suo comizio con il rosario, sollevando uno scandalo tra quanti vorrebbero che uno scrittore si limitasse ai suoi romanzi, ma confermando quello che i suoi lettori sanno da sempre: il maestro scriveva e diceva solo ciò che pensava. A testimoniarlo nella sua lunga bibliografia, anche un bellissimo libro-confessione affidato a Saverio Lodato - La linea della Palma - in cui si abbandonava ai ricordi di una vita, dalla Sicilia durante il regime fascista alla Liberazione, dall'impegno come militante del Pci all'opposizione morale a Silvio Berlusconi, dalla mafia - che ammetteva di tenere ai margini dei gialli per non eleggerla ad arte - ai problemi della giustizia. Parlava anche dei suoi difficili esordi come uomo di spettacolo: prima aiuto-regista di Orazio Costa dopo un turbolento apprendistato all'Accademia d' arte drammatica a Roma, e in seguito regista in proprio, oltre che per trent'anni funzionario Rai addetto alla prosa radiofonica e produttore in televisione di pièces teatrali. Quando parlava della sua vecchiaia, pur sottolineando le difficoltà di un corpo che non rispondeva più alla velocità della mente, non si lasciava mai andare a rimpianti o paure. Appariva sereno, la voce arrocchita dalle migliaia di sigarette fumate, i ricordi dell'infanzia nitidi davanti agli occhi. La chiamava presbiopia della memoria, diceva che con la vecchiaia l'infanzia precipitava addosso. Ricordava la grande casa dei nonni a Porto Empedocle, la solitudine di un bambino che cresceva coltivando un talento da affabulatore, il gusto per il dettaglio, l'attenzione al particolare. Caratteristiche che da adulto porterà nella sua professione - sceneggiatore, regista e drammaturgo, ben prima che giallista. La sua carriera da scrittore iniziò infatti in sordina, con la pubblicazione de ll corso delle cose nel 1978 e continuò in tutti questi anni alternando ai romanzi storici, tra cui il formidabile Birraio di Preston, i gialli di Montalbano. Continuerà anche domani: c'è un altro Montalbano in attesa di essere pubblicato. Andrea Camilleri lo scrisse anni fa e lo consegnò a Sellerio perché lo conservasse in cassaforte con l'obbligo di pubblicarlo solo dopo la sua morte. L'uscita di scena del commissario, il suo addio definitivo alla vita letteraria, non avverrà con un colpo di pistola e neppure davanti all'altare, con buona pace di chi aspetta da un quarto di secolo che convoli a nozze con Livia. Montalbano ci lascerà nel momento in cui comincerà a pensare al suo doppio, cioè a Luca Zingaretti l'attore che in vent'anni ha portato le sue indagini davanti a più di un miliardo di spettatori. Come questo avverrà è tutto da leggere. Nell'attesa non ci resta che ringraziare Camilleri per il suo ultimo colpo di teatro, il regalo di un uomo che ha sempre vissuto come voleva, circondato dalle parole. E che se ne è andato così come sognava: raccontandoci storie. |
We deeply mourn the death of the great Sicilian writer, Andrea Camilleri. Truly one of the giants of our time. He was one of the most "quotable" personalities; the Internet is filled with his memorable quotations. However the one quote that speaks to me most strongly is this one: When Italy was unified, we in Sicily had 8000 looms, we produced cloth. Within two years we no longer had a loom. Only those in Biella worked. And we imported the fabric. And it still is that way today. (I cannot tell you the original author of the following tribute; it appeared on many news outlets and web pages.) July 17, 2019 Andrea Camilleri has died. The writer was 93 years old and died at 8:20 am at the Santo Spirito hospital in Rome where he was hospitalized from June 17 following a heart attack. By the will of the writer and his family there will be no wake and the funeral will take place tomorrow in a very private form. Only after the burial - according to what has been learned - will the location of the author's final resting place be revealed, so as to make it possible for the many who loved him to visit. "If I could, I would like to end my career sitting in the piazza, telling stories, and at the end of my stories, pass through the audience with my coppola [traditional Sicilian beret] in my hand." Thus replied Andrea Camilleri to those who asked him how, at 93, he had not yet decided to retire, despite the eyes that had long been extinguished [he was blind], he continued to knead reality and fantasy in his exceptional language, "Vigatese" [the language of the imaginary town in his books, Vigata], which did not exist in reality but ended up being more concrete than ever. You can't stop doing what you were born for. And the Sicilian Maestro, who died this morning in Rome, was born to tell stories. He did it in spite of years and illness, letting himself be guided on the blank page by his faithful assistant, Valentina Alferj, custodian of the language and secrets of Montalbano. He did this by climbing on the stage of the Greek Theater of Syracuse to impersonate Tiresia, the blind Theban soothsayer who appears already in the Odyssey to show Ulysses the way back. A character chosen intentionally for his affinities with the author: blind, yet able to shed light with his own words. He did so also in these last days, while he was preparing his debut at the ancient Baths of Caracalla, with the show Autodifesa di Caino [Self-defense of Cain]. And he did it, above all, feeding bodies and mysteries to Salvo Montalbano, the character who accompanied his last 25 years of life. It was in '94 when Sellerio brought La Forma dell'Acqua to the bookshop, the first novel in the series focused on the investigations of the Sicilian commissioner. Novel after novel, thirty came out, Montalbano - of whom Camilleri always spoke as if he were real and alive, almost his alter ego - had so much success as to push other authors into crime fiction territory, though they had no prior familiarity with the genre. A regular fixture at the top of best seller lists, the character owes its name to the Spanish writer Manuel Vazquez Montalban, who was a great friend of Camilleri, and its longevity to [book publisher] Elvira Sellerio: he should have ended his career with the second novel, The terracotta dog, but the publisher called the writer to ask him when the third book would come. He never replied. She showed him the sales report. Fortunately for the readers, Sellerio won and Camilleri continued to write. He kept his passion for mnemonic investigations intact, but he changed the game, introducing new characters and starting to litter the stories with reality: the G8 in Genoa, immigration, corruption on public procurement ... Very few human miseries, and Italian miseries, have escaped Montalbano's investigations, one novel after another, until The cook of the Alcyon, released on May 30 and already at the top of the charts, when the fear of old age took hold. The commissioner, just fifty years old, began to wonder about the world around him: was he still able to understand it? And for how much longer? Doubts that Camilleri shared with his character, in a dialectic between literary and real life that has few equals in the history of mystery. Camilleri was concerned about Italy, and responded to those concerns without escaping the hottest political issues. He had recently criticized Matteo Salvini for his rosary speech, creating a scandal for those who wished that authors would just stick to novel writing, but confirming what his readers have always known: the master wrote and said only what he thought. To witness it in his long bibliography, also a beautiful confession-book entrusted to Saverio Lodato - La linea della Palma [The palm line] - in which he abandoned himself to a lifetime of memories, from Sicily during the fascist regime to the Liberation, from the commitment as a militant of the Communist Party to the moral opposition to Silvio Berlusconi, from the mafia - which he admitted to keeping on the fringes of the crime novels in order not to glorify it in art - to the problems of justice. He also spoke of his difficult beginnings as a man of the theater: first assistant director of Orazio Costa after a turbulent apprenticeship at the Academy of Dramatic Art in Rome, and later as a director on his own, as well as for thirty years a RAI official in charge of radio prose programs and a television producer of theater plays. When he spoke of his old age, while stressing the difficulties of a body that no longer responded to the speed of the mind, he never let himself descend into regret or fear. He looked serene, his voice muffled by the thousands of cigarettes smoked, his childhood memories sharp before his eyes. He called it presbiopia della memoria ("farsightedness of the memory") he said that with old age his childhood fell upon him. He remembered his grandparents' big house in Porto Empedocle, the solitude of a growing child cultivating a storyteller's talent, a taste for specifics, attention to detail. Features that as an adult he will bring to his profession - screenwriter, director and playwright, well before being a crime writer. His career as a writer began in fact quietly, with the publication of Il corso delle cose (The course of things) in 1978 and continued throughout these years alternating with historical novels, including the formidable Birraio di Preston, the mysteries of Montalbano. It will also continue tomorrow: there is another Montalbano waiting to be published. Andrea Camilleri wrote it years ago and handed it to Sellerio to keep it in a safe on the condition of publishing it only after his death. The departure of the commissioner, his final farewell to the literary life, will not take place with a pistol shot, or in front of the altar, with all due respect to those who have been waiting for a quarter of a century for him to marry Livia. Montalbano will leave us when he starts thinking about his double, that is Luca Zingaretti, the actor who in twenty years has brought his investigations to more than a billion spectators. How this will happen is yet to be read. In the meantime, we just have to thank Camilleri for his last hit of the theater, the gift of a man who has always lived as he wanted, surrounded by words. And that he left us exactly as he dreamed of leaving us: telling stories. |
Diario dell’Esperienza Italoamericana
A Journal of the Italian-American Experience
mercoledì 17 luglio 2019
Andrea Camilleri RIP
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