giovedì 7 febbraio 2013

Alfred M. Zappalà, l’immigrante in retromarcia


Non sono in grado di scrivere una recensione “imparziale” dell’ultimo libro di Alfred M. Zappalà, Figghiu Beddu. Nel 2004, Alfredo mi diede la prima svolta come maestro d’italiano.  Non avevo mai insegnato italiano prima.  D’altro canto, la sua azienda, All Things Sicilian (Tutti Prodotti Siciliani) non aveva mai offerto lezioni d’italiano prima!  Così, ci corremmo il rischio reciprocamente.  Quasi istantaneamente, il nostro rapporto diventò fraterno.

Non dimenticherò mai la prima volta che misi piè in All Things Sicilian. Una digressione molto pertinente: l’azienda si trovava vicino al Fiume Merrimack a Lawrence, Massachusetts, ospitata in uno di quei meravigliosi mulini convertiti, quegli edifici massicci di mattone che le città hanno trasformato in uffici, in ristorante di lusso ... indirizzi che tanto sono chic oggi quanto erano disprezzati quando si costruivano.  Non è una metafora perfetta per la cultura italoamericana? Gli alimenti che una volta si mangiavano dai più miserabili (i salumi come il prosciutto, i visceri come la trippa) adesso sono la haute cuisine.  E quei impoveriti paesini agricoli, cui polvere i nostri affamati antenati si scossero dai piedi, adesso vendono le case estive a quelli che hanno i mezzi finanziari di godere i panorama (mare, montagne, vigneti ...). Il sogno della mia vita è questo: essere abbastanza ricco per godere quel che godevano i miei avi poveri. Alfredo aveva il fegato di avverare questo sogno, un processo che lui ha documentato nei suoi tre libri: The Reverse Immigrant (“L’Immigrante in Retromarcia”), Gaetano’s Trunk (“Il Baule di Gaetano” — Gaetano Torrisi era il nonno di Alfredo, di Trecastagne, Catania), e adesso Figghiu Beddu.

Il Duck Bridge a Lawrence.  Era questo
il ponte che attraversavo.  L’edificio
di mattone nello sfondo era il sito
di All Things Sicilian.
Ma torniamo al racconto.  Ricordo ancora la prima volta che scesi dal treno a Lawrence, salii Union Street, attraversai il ponte Duck Bridge, le acque del Merrimack sotto i piedi, ed entrai All Things Sicilian a Canal Street. Aprii la porta e, nei miei 33 anni d’esistenza, non avevo mai visto niente come quello che vidi.  TUTTO nel negozio venne dalla Sicilia. Premiati oli d’oliva. Premiate creme di noci (la crema dei pistachi di Bronte era un bestseller).  Ceramiche fatte a mano.  Carretti dipinti a mano.  Caffè Ionia.  Pasta Poiatti, che rimane ancora la mia preferita marca (pace, Divella).  Ricordo quel momento come se fosse ieri.  Mi pensai, “Anche in Sicilia, non si troverebbe un negozio come questo.”

Fu un sentimento che non mi sentii di nuovo, fino al mio primo viaggio a Parigi quattro anni dopo, quando vidi per la prima volta la chiesa di César Franck, Sainte Clotilde.  Costruita circa 1850, fu più gotica delle chiese gotiche che imitava.  I Goti originali non tentavano di essere gotici; solo tentavano di costruire le chiese.  Ma ecco uno sforzo concertato per prendere tutto ciò ch’era magnifico e buono di una cattedrale gotica e recrearlo in una chiesa moderna — la primissima chiesa neogotica mai costruita a Parigi.  Sebben questo possa sembrarvi iperbolico, io vi suggerisco che questo tentativo di Alfredo a Lawrence non fosse meno audace.  Creare un negozio che vende tutti oggetti siciliani, e solamente oggetti siciliani, in una ex-città industriale, in Amerca — beh, nessuno l’aveva mai fatto.

Una cartolina dal 1907 di Lawrence, Massachusetts,
i suoi mulini fiancheggiando il Fiume Merrimack.
Il colpo di fortuna per me era che i progetti di Alfredo erano più ambiziosi che vendere la pasta e gli oli. Voleva offrire le classe culturali.  E voleva organizzare i viaggi organizzati nella Sicilia.  E come tutti gli uomini d’affari, vendeva Oggetto A ai clienti, che subito si rendevano conto che non potevano vivere senza Oggetto B.  Oggetto A era i viaggi; Oggetto B era una classe d’italiano, adatta per il vocabolario necessario ai turisti americani.

Dunque, Alfredo m’impiegò, e per la prima volta mi trovai insegnante di una classe d’italiano. Aderii al mandato: tutti i miei studenti sapevano le parole aeroporto, stazione ferroviaria, bancomat, cambiavalute, e — è inutile dirlo – tutti potevano dire senza esitazione: Mi scusi, dov’è il bagno, per favore?

Ma come Alfredo, avevo le idee più grandi pure io.  Volli insegnare una classe che (per quanto ne seppi) nessun aveva mai insegnato. Era una classe per la quale ero appassionato, poiché riflettava la mia propria vita.  Quando ero adolescente, mia nonna mi regalò tutti i suoi dischi di vinile operistici. M’imbevevo Cavalleria Rusticana, Tosca, Bohème, et alia. Godevo la musica e conoscevo le trame di base dai libretti.  Ma non capivo le parole mentre si cantavano.  Poi, all’età di 16, iniziai di studiare l’italiano.  (Prima di quello, sapevo solo due parole dialettali: Capisc’? and sculapasta.)  Alcuni anni passarono, e visitai l’Italia per la prima volta nel ’95, al quale punto avevo una facilità moderata con la lingua.  E poi, quando ascoltavo le opere di nuovo — wow! Capivo quel che dicevano!  Quindi, volli insegnare un corso che fosse: una metà, l’apprezzamento della lirica italiana, e una metà, la grammatica italiana.  Prendevo un brano, ne suonavo un CD, parlavo un po’ della musica e dei cantanti, poi dissezionavo ogni parola del brano, in un modo molto grammaticale, cosicché alla fine, gli studenti ne capissero ogni parola.  Poi tornavo e risuonavo lo stesso CD.  Potevo quasi vedere le lampadine, accendendosi sopra le loro teste! Continuavo d’insegnare questo corso in altri posti.  È un lavoro d’amore.  E, un’altra volta, Alfredo me ne diede la prima svolta.

Dunque, non posso ricensire imparzialmente i libri di Alfredo — meno di tutti il più recente, Figghiu Beddu.  Dopo Alfredo scelse il meraviglioso titolo siciliano, la questione salì: come lo si scrive? (Sebbene siciliano sia una lingua, non un dialetto, ciononostante ci sono delle difficoltà decidendo come scriverlo.)  Alcuna gente intervenne, io stesso incluso.  Alla fine, Alfredo disse a tutti, “Io seguo Leonardo.”

Come Alfredo ci narra nell’Introduzione (p. 9):
Nei miei due libri precedenti, The Reverse Immigrant e Gaetano’s Trunk, ho scritto della mia decisione di sradicarmi e trasferirmi in Sicilia. Molte cose sono successe dopo di fare quella decisione. Ho fatto vendere il mio condo nel Massachusetts, e infatti ho stabilito residenza ad Aci Catena, e ho fatto provare a me stesso che avrei potuto immigrare in retromarcia alla mia patria ancestrale nella Sicilia. E ho fatto tutto questo durante la peggiore crisi economica dalla Great Depression.

“Non solo mi sposterei in Sicilia,” continua Alfredo nel Prologo (p. 11). “Registrerei i miei pensieri, scriverei delle mie avventure, e generalmente avrei un cambiamento di paradigma nella mia vita.” È una descrizione precisa di ciò che potete aspettare di trovare in questa trilogia zappalese. Aneddotici, spontanei, sinceri, i libri di Alfredo raffigurano la realizzazione di un sogno — sogno che condivido anch’io.

E se non mi crediate che è davvero un sogno, ecco una foto che Alfredo ha scattato dal suo condo ad Aci Catena:
Per ulteriori informazioni su Alfredo e per ordinare copie (in inglese solamente) di Figghiu Beddu (ISBN 1881901-90-4), visitate www.alfredzappala.com oppure www.alfredmzappala.blog.com.

1 commento:

  1. Letto post, grazie :-)!! Bè Alfredo è stato grande, ha riposto in te la sua fiducia e questo è bellissimo e anche tu naturalmente sei stato grande nel tuo cammino. Grazie, un abbraccio e ti auguro una splendida giornata, qui di sole :-) Magnifica Sicilia!!

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