mercoledì 4 novembre 2015

MANERI

Quante volte ho pensato di sedermi e scrivere di Joe Maneri. Compositore e improvvisatore microtonale di fama mondiale. Professore brillante di armonia e di composizione. Esperto di musica etnica. Diffusore d’ispirazione. Guru. Amico. Secondo padre.

Ma ogni volta che mi metto a scrivere, mi fermo. Penso: “Non posso scrivere questo. Nessuno mi crederebbe.”

Com’è possibile che un solo uomo possa possedere tanta comprensione musicale, che un solo uomo possa essere così spirituale, così profondo, così comico, così pien d’amore? Qualsiasi cosa che io scrivessi sarebbe respinta subito come roba da culto dell’eroe - o, forse, da culto degli dei.

Ma ho passato ore e ore con lui - al conservatorio, nella sua auto, a casa sua, a casa mia, con la moglie sua, con la moglie mia, con i figli suoi, con i figli miei, in pubblico, in privato, in chiesa, al supermercato. Io non assistii a nemmeno un momento di ciarlataneria. Tutto quel che provai fu reale.

Eppure, in tutti quegli anni, non mi era mai capitato di sentire Joe suonare “pulito.” Fino a tre giorni fa.

James Bergin, uno degli allievi maneriani più affermati, ha postato un’incisione da un concerto alla First Parish Church a Bedford, Massachusetts, dell’agosto 1974. La Sonata n. 3 in fa maggiore (originalmente per violino) di G. F. Händel, con la moglie Sonja Holzwarth-Maneri al pianoforte. Registrato con un mangianastri primitivo.

Sono rimasto così colpito da questa registrazione che c’è voluto tre giorni per portarmi a sedermi e scriverne.

Joe nacque a Brooklyn nel 1927 da genitori siciliani (da Marineo, vicino a Palermo). Giovane Joe volle imparare il clarinetto. Temendo le insidie della vita d’un musicista, il padre di Joe scelse maestri per garantire il risultato opposto. Giuseppe De Luca fu batterista. Pietro Bruno fu ciabattino. Giuseppe Nalbone fu mobiliere. Ecco “l’allenamento” clarinettistico di Joe Maneri!

Il complotto fallì. Poiché da queste tre insegnanti - inspiegabilmente - Joe divenne un clarinettista professionista a Brooklyn ben conosciuto e molto impegnato.

Più tardi Joe studiò composizione con Josef Schmid (1890-1969), allievo di Alban Berg. Per dieci anni Joe si sottopose a un allenamento tedeschissimo che anche all’epoca era di vecchia scuola. (Per esempio, non si studiava solfeggio. Si studiavano canzoni di Schubert, cantando e accompagnandosi al pianoforte simultaneamente.)

Ma in mezzo a tutto questo - da un lato le lezioni con i tre simpatici uomini italiani, dall’altro lato il rigoroso e teutonico corso con Schmid - Joe imparò a suonare musica classica con il suo clarinetto. Dove?! Come?!

Quest’esecuzione di Händel del 1974 - come posso descriverla?  Il clarinetto sembra un cantante. Un cantante italiano. Un cantante italiano dell’Ottocento. Un cantante italiano dell’Ottocento con buon gusto. Un cantante raffinato, ma con lirismo e amore infusi in ogni nota.

Anzi, ora che ci penso, non conosco un cantante che canti con tale combinazione di raffinatezza e cuore.

Non voglio sottovalutare l’influenza del primo maestro, Giuseppe De Luca. Non fu il Giuseppe De Luca, baritono famoso che cantò con Caruso e Gigli. Ma fu più di un batterista. Suonò il clarinetto e compose mazurche e polche simpatiche. Io stesso vidi il quaderno di De Luca, scritto di sua mano, che Joe aveva nel suo studio.

Ma ciò non è sufficiente a spiegare l’esecuzione di Joe Maneri di questa sonata di Händel.
  How many times have I have wanted to sit down and write about Joe Maneri. World-renowned microtonal composer and improviser. Brilliant professor of harmony and composition. Expert in ethnic music. Inspirational speaker. Guru. Friend. Second father.

But each time I sit down to write, I stop. I think, "I can't write this. No one would believe me."

How could any one man possess that much musical understanding? How could anyone be that spiritual, that insightful, that funny, that loving? Anything I write would be dismissed immediately as hero-worship – or, perhaps, god-worship.

But I spent countless hours with him – at the conservatory, in his car, at his home, at my home, with his wife, with my wife, with his children, with my children, in public, in private, at church, at the supermarket. I witnessed not a moment of charlatanism. Everything I experienced was real.

Yet in all those years, I never heard Joe play "straight." Until three days ago.

James Bergin, one of Maneri's most successful students, posted a recording from a concert at First Parish Church in Bedford, MA, from August 1974. The Sonata No. 3 in F major (originally for violin) by G. F. Handel, with his wife Sonja Holzwarth-Maneri at the piano. Recorded with a primitive tape recorder.

I was so struck by this recording that it took three days to bring myself to sit down and write about it.

Joe was born in Brooklyn in 1927 to Sicilian parents (from Marineo, near Palermo). Young Joe wanted to learn the clarinet. Fearing the pitfalls of a musician's life, Joe's father chose teachers to guarantee the opposite outcome. Giuseppe De Luca was a drummer. Pietro Bruno was a cobbler. Giuseppe Nalbone was a furniture maker. Thus the clarinet "training" of Joe Maneri!

The plot failed. For from these three teachers - inexplicably - Joe became a well-known and sought-after professional clarinettist in Brooklyn.

Later Joe studied composition with Josef Schmid (1890-1969), a student of Alban Berg. For ten years Joe underwent a very German training which, even in those days, was old-school.  (For example, you didn't study solfège. You studied Schubert Lieder, singing and accompanying yourself at the piano simultaneously.)

But amidst all of this - on one side the lessons with the three nice Italian men, on the other side the rigorous, Teutonic course with Schmid - Joe learned how to play classical music on the clarinet. Where?! How?!

This Handel performance from 1974 - how do I describe it? The clarinet seems like a singer. An Italian singer. An Italian singer from the 1800s. An Italian singer from the 1800s with good taste. A refined singer, but with lyricism and love infused in every note.

In fact, now that I think about it, I don't know a singer who sang with such a combination of refinement and heart.

I don't want to underestimate the influence of Joe's first teacher, Giuseppe De Luca. He wasn't the Giuseppe De Luca, the famous baritone who sang with Caruso and Gigli. But he was more than a drummer. He played the clarinet and composed nice mazurkas and polkas. I myself saw De Luca's notebook, written in his own hand, which Joe had in his study.

But this does not explain Joe Maneri's performance of this sonata by Handel.

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