venerdì 12 luglio 2013

Zuppa alla Pasquale (italiano)

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“Quando la gente guarda il mio programma televisivo, spesso mi domanda perché canto quando cucino.  Per me, cantare una bella canzone e preparare una bella ricetta sono la stessa cosa.  Tutti e due ci danno la possibilità di trovare la felicità nella creatività e di condividere quella gioia con gli altri.  Nella musica c’è un’infinità — un numero infinito di combinazioni di note e di armonie che produrranno melodie originali e belle.  Così è con la cucina. Il cuoco è come un compositore, creando nuove ricette e adattando quelle vecchie, per esprimere l’individualità che si trova dentro ciascun di noi.”
— Pasquale Carpino (1936-2005)

Pasquale Carpino era simultaneamente rustico e raffinato, semplice e saggio.  Era un tenore meraviglioso e uno chef meraviglioso, con una tecnica genuina in entrambe le arti; ma il tutto era maggiore della somma di quelle due parti. E c’era una terza parte: aveva le sue priorità in ordine! Ogni movimento del suo corpo, ogni parola dalla sua bocca, trasudavano il suo amore per il cibo, per la famiglia, per la vita.

Prima di vedere il suo show, Pasquale’s Express Kitchen (1990-1992), non avevo mai cucinato niente.  Credevo che cucinare richiedesse le ricette complicate e le tecniche specializzate.  A Pasquale e a Pasquale solo va il merito di darmi, tramite lo schermo televisivo, la confidenza per iniziare di cucinare.  Anche più importante, mi ha dato pure la speranza che è possibile combinare i propri talenti, anche se una tale combinazione non si fosse mai tentata, e avere successo senza rinunciare i valori fondamentali di un essere umano.

Nel 2002, scrissi a Pasquale una fan-letter.  Lui rispose, non postalmente ma telefonicamente!  Mi chiamò nel giugno del 2002.  Io non c’ero; ero andato in luna di miele. Lui mi lasciò un secondo messaggio.  Tornai dalla luna di miele, controllai i miei messaggi, e figuratevi la mia sorpesa sentendo due messaggi, alla mia segreteria, da Pasquale Carpino, il famoso chef televisivo!  Subito lo richiamai.  Non mi ricordo nemmeno una parola di quella conversazione.  Ma mi ricordo tenendo il telefono in mano e parlando a lui.  Quella memoria ho a cuore.

Mi viene una lacrimuccia all’occhio quando penso di Pasquale, perché — me ne rendo conto adesso — lui per me era membro della famiglia.

Nei suoi ricettari, piaceva a Paquale inventare i piatti e dare loro i nomi in onore di membri della sua famiglia, oppure di personaggi dalle opere famose.  In questo spirito, vi presento Zuppa alla Pasquale.

Ingredients

500 g conchigliette, farfalline, od orzo integrali
olio d’oliva extravergine
150-200 g bacon, affettato spesso, tagliato a dadini
1-2 cipolle medie, tritate
3-4 spicchi d’aglio, interi
3 L acqua
300 ml succo di pomodoro (Si può utilizzare il liquido da una scatola di pomodori)
1 grande, o 2 piccole, foglie d’alloro
½ di una noce moscata
bacche di ginepro, intere o (per più sapore) schiacciate (Il modo più facile per schiacciarle è metterle in un sacchetto di plastica e batterle un paio di volte.)
1 crosta di parmigiano
una manciata di foglie di tarassaco
sale marino
pepe nero, frescamente macinato
peperoncino
parmigiano, frescamente grattugiato

Preparazione

Mettere le foglie d’alloro, noce moscata, e ginepro in un infusore per tè, o in un sacchetto di stamigna (garza da formaggio). Qualunque contenitore si scelga, deve avere una corda che si può fissare al manico della pentola.

Scaldate la pentola. Aggiungete l’olio. Quando l’olio è caldo, aggiungete il bacon. Appena il bacon comincia a rendere un po’ di grasso, aggiungete le cipolle e l’aglio. Quando sono biondi (non rosolati), aggiungete l’acqua, il succo di pomodoro, l’infusore, il sale e pepe, e la crosta di parmigiano. Fatelo cuocere a bollore lento per 1¾ ore. Aggiungete il tarrasaco e un po’ più sale se necessario, e fatelo cuocere per altri 15 minuti. Con le molle da cucina, togliete la crosta di parmigiano. Aggiungete la pasta e fatela cuocere per 8 minuti (o per il tempo indicato sulla confezione).

Avete pronti due ciotole e una scolapasta. Quando la pasta è pronta, è molto importante separare la pasta dal brodo. Se la pasta rimanga nel brodo, assorberebbe il liquido e diventerebbe moscia.

In ciascun piatto mettere un po’ di pasta, un po’ di brodo, e un po’ di parmigiano grattugiato. Buon appetito! E viva Pasquale!



Questo scolapasta d’alluminio fu un regalo nuziale ai miei nonni nel 1934. Da quel giorno al giorno che Nonna morì nel 1999, era l’unicissimo scolapasta che possedeva. 65 anni di Natali, di Pasque — tutti con quello “sculabasta.”
E adesso, concediamo l’ultima parola a Pasquale:

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