Il pomodoro di Pachino schiacciato dai trattati Ue. Gli agricoltori: “Raccoglierlo non conviene. La politica ci prende per i fondelli”
[Pachino tomatoes crushed by EU treaties. Farmers: "Growing them isnt worth it. The politicians are making fools out of us"]
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/02/11/il-pomodoro-di-pachino-schiacciato-dai-trattati-ue-gli-agricoltori-raccoglierlo-non-conviene-la-politica-ci-prende-per-i-fondelli/4137680/
[Pachino tomatoes crushed by EU treaties. Farmers: "Growing them isnt worth it. The politicians are making fools out of us"]
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/02/11/il-pomodoro-di-pachino-schiacciato-dai-trattati-ue-gli-agricoltori-raccoglierlo-non-conviene-la-politica-ci-prende-per-i-fondelli/4137680/
La settimana scorsa, quest’articolo sui pomodori di Pachino faceva il giro dei social media. Questo non è un nuovo problema in Italia. Gli oleifici italiani stanno fallendo, perché lolio doliva importato dalla Tunisia è più economico. I coltivatori di pomodori stanno fallendo, perché i pomodori importati dal Camerun sono più economici. Non è un errore di stampa; avete letto bene. Stanno importando i pomodori e le olive IN ITALIA! Italia che già aveva i migliori pomodori e olive del pianeta! A chi dovremmo dirigere la nostra rabbia? AllUE, per aver fatto le leggi commerciali? Al governo italiano, per vendere la cultura del proprio paese? O ai consumatori italiani, che vanno al supermercato e, di loro spontanea volontà, scelgono di acquistare i prodotti più economici? Comunque, non è come la questione delle camicie fabbricate in Cina. Qui in America, quasi tutto è fabbricato in Cina. Ma questa invece è una questione della cultura italiana! Nessun altro paese della storia potrebbe competere con la ricchezza dell’arte, dell’architettura, della musica, e ovviamente della gastronomia e dell’enologia dItalia – le ultime due grazie al terreno invidiabile, al clima perfetto, e soprattutto a millenni di scienza agricola! Da un lato, non ho bisogno di elencare i nomi come Dante e Michelangelo e Leonardo da Vinci e Verdi e Puccini ed Enrico Caruso. Daltra parte, forse ho davvero bisogno di fare questa lista, perché forse i giovani italiani oggi non conoscono tutti questi nomi! Perché mentre il tasso di disoccupazione nellItalia meridionale supera il 20%, il tasso di disoccupazione giovanile è del 75%! Potremmo lamentare lignoranza culturale della gioventù (che forse affonda le sue radici un mezzo secolo fa nel Sessantotto). Ma non possiamo biasimarli. Per quale motivo i giovani dovrebbero interessarsi della cultura italiana se questa stessa Italia non gli offra posti di lavoro? I politici promettono di "migliorare leconomia." Ma come si migliora leconomia quando si distrugge la propria cultura e quando si inviano posti di lavoro in Africa (con i quali "coincidentemente" lUE ha un accordo commerciale)? Con i post sui social media, noi in America abbiamo un detto: "Non leggere i commenti." Il commentario a questi articoli, come questo sul coltivatore di pomodori, mi ha davvero stupito. Alcuni hanno scartato il problema come fake news. Altri ammettono il problema ma ne dà la colpa ai contadini per essere troppo "pigri." Alcuni dicono che parlare della superiorità della cultura italiana sia unidea "fascista." E vanno avanti e indietro, dibattendo se ci sia o non ci sia una regolamentazione sui pesticidi in Camerun. Nessuna delle due parti ne conosce la verità, quindi discutono avanti e indietro, basandosi sulle emozioni cosa si sentono che la verità sia. Vi suggerirei invece che preservare la cultura italiana non sia una cosa né fascista né sciovinista, ma sia una cosa obbligatoria moralmente. Forse credete, "Ma di sicuro, lItalia non esternalizza la loro risorsa più pregiata del mondo: il grano." Il grano italiano dal quale da secoli Italia produce le paste e le pizze più venerate del mondo. Ahimé! Aziende come Barilla acquistano grandi quantità di grano dallestero, un fatto che loro non si vergognano di ammettere. Anche lazienda stimata De Cecco afferma: "Questo è il Metodo De Cecco, che inizia con una selezione attenta delle diverse partite di grano coltivate in Italia e nel resto del mondo[.]" Queste aziende esclamano che la pasta è "prodotta in Italia," ma sussurrano che è fatta "con ingredienti stranieri." Che ne sarà degli agricoltori gragnanesi, coltivatori del miglior grano del mondo? Ho parlato di questo problema con una donna daffari di successo. Lei offre una soluzione semplice: "Basterebbe che tutti i produttori italiani acquistassero materia prima italiana, e che i consumatori italiani acquistassero prodotti interamente realizzati in Italia, con materie prime italiane. La chiave è alzare i dazi di materie prime all’importazione in modo da rendere inconveniente l’acquisto di materie prime." Lunico problema con questidea è che ce lhanno già provato con i sacchetti di plastica. In America (almeno nelle città) già abbiamo cominciato a sostituire i sacchetti di plastica (che ci vogliono 500-1000 anni per decomporsi!) con sacchetti di tela o di rete. In Italia hanno deciso di porre una piccolissima tariffa sui sacchetti di plastica, che costa una famiglia italiana fra €4 e €12,50 allanno. Figuratevi la tempesta di fuoco sui social media, lesplosione di rabbia! Perché gli italiani sono esplosi per questi centesimi, per qualcosa così importante per lambiente, è difficile capire. Ma è ugualmente difficile capire perché il governo italiano ha sciupato questopportunità di gettare una luce positiva sulla questione, decidendo invece di imporre una nuova tariffa su un popolo già tassato pesantemente (e disonestamente). Una delle cose più stupide che un governo può fare è opprimere una popolazione e poi chiedere a quella popolazione di preoccuparsi dellambiente. Vi suggerirei che la vera scienza, la vera conoscenza, la vera cultura, la vera economia si trovino nelle fattorie degli artigiani, che producono il formaggio allo stesso modo da 700 anni, o lolio doliva allo stesso modo da 1200 anni, o il vino allo stesso modo da 2000 anni. Ho spesso detto che il contadino che ammazza un maiale e ne fa i salumi ha più sapienza biologica e chimica di un dottore in America. Quindi, perché prendere un gruppo di persone con quel livello di sapienza scientifica e distruggerlo? Migliorate un paese quando distruggete le sue migliori persone? Noi in America possiamo fare la nostra parte. Leggete attentamente tutte le etichette. "Prodotto in Italia" non significa niente. "Olio di oliva 100% italiano" significa pochissimo – significa che le olive dalla Tunisia stavano in un aeroporto italiano per unora! Leggete tutte le scritte in piccolo. Scoprite da dove provengono gli ingredienti. Cercate le lettere "IGP," oppure meglio "DOC" – oppure, meglio ancora, "DOCG." Non essere lipocrita che compra il prodotto più economico dalla Cina perché vuole "mettere il cibo in tavola." Se volete il cibo in tavola, sostenete il contadino che sta coltivando quel cibo. |
Last week, this article about Pachino tomatoes made the rounds on social media. This is not a new problem in Italy. Olive oil producers in Italy are going out of business, because the olive oil imported from Tunisia is cheaper. Tomato cultivators are going out of business, because the tomatoes imported from Cameroon are cheaper. That's not a misprint; you read that correctly. They are importing tomatoes and olives INTO ITALY! Italy which already had the best tomatoes and olives on the planet! To whom should we direct our anger? The EU, for making the trade laws? The Italian government, for selling the culture of its own country? Or the Italian consumers, who go to the supermarket and, by their own free will, choose to buy the cheaper products? However this is not just a question of shirts that are made in China. Here in America, almost everything is made in China. But this is a question of the culture of Italy! No other country in history could compete with Italy’s richness of art and architecture and music and gastronomy and oenology – the last two thanks to the enviable soil, the perfect climate, and above all to millennia of agricultural science! On one hand, I do not need to list Dante and Michelangelo and Leonardo da Vinci and Verdi and Puccini and Enrico Caruso. On the other hand, maybe I do need to make that list, because perhaps the youth in Italy today don’t know some of those names! Because while the unemployment rate in Southern Italy is over 20%, the unemployment rate for youth is 75%! We could lament the cultural ignorance of youth (which perhaps has its roots a half century ago in the Protests of 1968). But we cannot blame them. Why should the youth care about the culture of Italy if this same Italy offers them no jobs? Politicians promise to “improve the economy”. But how do you improve the economy when you destroy your own culture and when you send jobs to Africa (with whom the EU "coincidentally" has a trade agreement)? With social media posts, we in America have an expression: “Don’t read the comments.” The commentary on articles, such as this one about the tomato farmer, truly astounded me. Some dismissed the problem as “fake news.” Others admit the problem but blame it on the farmers who they say are too “lazy.” Some say that to speak of the superiority of Italian culture is a “fascist” idea. And they go back-and-forth debating whether or not there is pesticide regulation in Cameroon. Neither side really knows the answer, so they just argue back-and-forth, basing on their emotions what they feel that the truth is. I would suggest to you, instead, that to preserve Italian culture is neither fascist nor chauvinistic but is morally obligatory. Perhaps you think, "But surely, Italy doesn't outsource its most prized resource: wheat." The Italian wheat from which for centuries they produce the most venerated pasta in the world. Alas! Companies like Barilla purchase large quantities of wheat from outside of Italy, a fact which they freely admit. Even the respected firm De Cecco states, "This is why since 1886 'The De Cecco Method' has meant: the selection of the best durum wheat produced in Italy and the rest of the world [.]" These companies exclaim that the pasta is "made in Italy," but whisper that it's made "with foreign ingredients." Where does that leave the farmers in Gragnano, producers of the finest wheat in the world? I spoke about this problem with a successful Italian business woman She offers a very simple solution: "All Italian producers would need to buy Italian raw materials, and Italian consumers would buy products made entirely in Italy with Italian raw materials. The key is to raise the tariffs on imported raw materials, so as to make the purchase of foreign raw materials inconvenient." The only problem with this idea is that they already tried it with plastic bags. In America (at least in the cities) we've already begun to substitute plastic bags (which take 500-1000 years to decompose!) with canvas and mesh bags. In Italy they decided to place a very small tax on plastic bags, which costs an Italian family between €4 e €12,50 per year. You can't imagine the firestorm on social media, the explosion of rage! Why the Italians erupted over these pennies, for something so important to the environment, is difficult to understand. But it is equally difficult to understand why the Italian government wasted this opportunity to shed a positive light on the issue, deciding instead to impose a new tax on a people that is already heavily (and dishonestly) taxed. One of the stupidest things that a government can do is to oppress a population and then ask that population to care about the environment. I suggest to you that real science, real knowledge, real culture, real economy, is to be found on the farms of the artisans, who have been making cheese the same way for 700 years, or olive oil the same way for 1200 years, or wine the same way for 2000 years. I have often said that the farmer who kills a pig and makes charcuterie has more knowledge of biology and chemistry than a doctor in America. So why do you take a group of people with that level of scientific knowledge and destroy them? You do not improve a country when you destroy the very best people in it. We in America can do our part. Read all labels carefully. "Made in Italy" means nothing. "100% Italian olive oil" means very little – it means that the olives from Tunisia were in an Italian airport for an hour! Read all the fine print. Find out where the ingredients come from. Look for the letters "IGP" or, even better, "DOC" – or, better still, "DOCG." Don’t be the hypocrite who buys the cheaper product from China because he is trying to "put food on the table." If you want food on the table, support the farmer who is growing that food. |