Autocaricatura di Enrico Caruso (1919) Self-caricature of Enrico Caruso (1919) |
CHI ERA ENRICO CARUSO? di Leonardo Ciampa Tra coloro che sentirono cantare Enrico Caruso, c’è poco (o nessun) disaccordo sul fatto che fosse il più grande tenore operistico che sia mai vissuto. Rosa Ponselle, che cantò con Caruso 34 volte e gli sopravvisse per sei decenni, disse al biografo James Drake: «Caruso era il più grande tenore, il più grande cantante e il più grande artista che abbia mai sentito.»1 Disse al New York Times: «Come posso descrivere la sua voce? “Oro fuso” è probabilmente la cosa più vicina a cui riuscirei a pensare.»2 La prima star discografica della storia, Caruso incise il suo primo disco nel 1902, quando il fonografo era ancora ai suoi primi esordi. Alla fine registrò 247 dischi, vendendo milioni di copie. Queste registrazioni sono studiate ancora oggi da critici, professori e amanti del canto in tutto il mondo. Non c’è modo di sopravvalutare la supercelebrità di Caruso. Era un eroe per la comunità italoamericana di New York, anche da coloro che non sapevano che stava dando silenziosamente sostegno finanziario a innumerevoli immigrati che cercavano di iniziare una vita nel Nuovo Mondo. Come scrisse Beniamino Gigli nelle sue memorie: «Tutto era eccezionale in lui, non solo la sua voce.»3 Durante la sua ultima malattia, i principali quotidiani pubblicavano aggiornamenti quotidiani sulla salute. La sua messa funebre si tenne presso la Basilica Reale Pontificia di San Francesco di Paola a Napoli – chiesa in cui si erano tenuti solo i funerali dei re. Dopotutto: «C’erano stati molti re, ma un solo Caruso.» 4 |
WHO WAS ENRICO CARUSO? by Leonardo Ciampa Among those who heard Enrico Caruso sing, there is little (if any) disagreement that he was the greatest operatic tenor who ever lived. Rosa Ponselle, who sang with Caruso 34 times and outlived him by six decades, told biographer James Drake, “Caruso was the greatest tenor, the greatest singer, and the greatest artist I have ever heard.”1 She told the New York Times, “How can I describe his voice? ‘Molten gold’ probably comes closest to anything I could say.”2 History’s first recording star, Caruso made his first disc in 1902, when the phonograph was in its infancy. He would make 247 records, which sold millions of copies. These recordings are still studied today by critics, professors, and lovers of singing the world over. There is no way to overestimate Caruso’s superstardom. He was a hero to New York’s Italian-American community, even by those who didn’t know that he was quietly giving financial support to innumerable immigrants trying to start a life in the New World. As Beniamino Gigli wrote in his memoirs, “Everything was exceptional in him, not only his voice.”3 During his final illness, major newspapers printed daily health updates. His funeral was held at the Royal Pontifical Basilica of San Francesco di Paola in Naples – a church in which only kings’ funerals had ever been held. After all, “There had been many kings, but only one Caruso.”4 |
1James A. Drake, Rosa Ponselle: a centenary biography (Portland: Amadeus Press, 1997), p. 116.
2Rosa Ponselle, “The one, the only, the Great Caruso” (New York Times, 25 February 1973), p. 105.
3Beniamino Gigli (trans. Darina Silone), The memoirs of Beniamino Gigli (London: Cassell, 1957), p. 117.
4Dorothy Caruso, Enrico Caruso: his life and death (New York: Simon & Schuster, 1945), p. 273.
Complimenti!
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